Area Cardiovascolare [Numero 31 - Articolo 3. Novembre 2008] L’obesità modifica l’effetto dei valori di pressione arteriosa sulla malattia cardiovascolare? Uno Studio di Coorte su più di un milione di uomini svedesi | ![]() |
Sia lipertensione arteriosa che lobesità sono importanti fattori di rischio per malattia cardiovascolare, ma non è chiaro quanto la presenza o meno di obesità possa influenzare leffetto dellipertensione sul rischio di eventi cardiovascolari. Molti Studi hanno evidenziato un effetto più marcato nei soggetti magri rispetto agli obesi. Queste conclusioni inaspettate prevederebbero notevoli implicazioni di tipo clinico, perché lipertensione nei soggetti obesi potrebbe essere considerata un fattore di rischio meno pesante; in altri termini, lobesità paradossalmente potrebbe essere considerata quasi un fattore protettivo sugli effetti della pressione arteriosa elevata sullincidenza di eventi cardiovascolari. Altri Studi hanno dimostrato il contrario, evidenziando un incremento di rischio in caso di coesistenza di ipertensione e obesità. Al fine di chiarire questi dati controversi, è stato costruito e portato a termine questo studio di coorte su una popolazione molto numerosa. Lo studio
Sono stati arruolati 1 145 758 uomini svedesi nati tra il 1951 e il 1976, in un periodo di osservazione iniziato nel 1969 e terminato nel 1994. Allepoca dellosservazione letà degli arruolati variava da 16 a 25 anni, (età mediana 18,2 anni). In questi soggetti sono stati misurati la pressione arteriosa, il peso, laltezza e il BMI. In base a questultimo parametro i soggetti sono stati suddivisi nelle seguenti categorie:
- sottopeso, con BMI minore di 18,5
- normopeso, con BMI compreso tra 18,5 e 24,9
- sovrappeso, con BMI compreso tra 25 e 29,9
- obesità, con BMI maggiore o uguale di 30.
Sono stati poi esclusi dallosservazione 70 uomini di altezza inferiore a 150 cm o superiore a 210 cm, 85 uomini di peso inferiore a 40 Kg o superiore a 150 Kg, di BMI inferiore a 16 o superiore a 59. Il campione analizzato è risultato alla fine di 1 145 758 uomini. In tutti questi soggetti è stata misurata la pressione arteriosa, dopo 5-10 minuti di posizione supina. Nella tabella 1 sono riportati i valori di pressione arteriosa sistolica (PAS) e diastolica (PAD) medie con deviazione standard (SD) indicata tra parentesi.
Analizzando i risultati, si vede come i tassi di incidenza e di mortalità erano simili nelle categorie di sottopeso e di normopeso, ma aumentavano in modo marcato al crescere del BMI. Sono stati calcolati gli Hazard Ratios (HRs) per incremento di 1-SD (Deviazione Standard) di pressione arteriosa sistolica e diastolica. Le associazioni più significative tra valori di PA con CVD, infarto e stroke, evidenziate da incremento di HR, si registravano per i soggetti in sovrappeso, come risulta dalla tabella 3.
In un sottogruppo di 34 643 soggetti sono state raccolte informazioni sullabitudine al fumo, con una suddivisione in 5 categorie:
- non fumatori
- fumatori da 1 a 5 sigarette al giorno
- fumatori da 6 a 10 sigarette al giorno
- fumatori da 11 a 20 sigarette al giorno
- fumatori di più di 20 sigarette al giorno
Questa ulteriore suddivisione è stata effettuata per verificare se laggiustamento per labitudine al fumo potesse avere un effetto sui risultati dellosservazione. Linserimento del dato fumo ha mostrato solo un debole effetto sui risultati, perché gli HRs per PAS e PAD rimanevano elevati nei sottogruppi con BMI 25-29,9 (il sottogruppo con BMI maggiore o uguale di 30 aveva pochi casi rappresentati per avere una significatività), indipendentemente dalla diversa abitudine al fumo. In estrema sintesi, lo studio ha mostrato un aumentato rischio di eventi legati alla variabile pressione arteriosa nei soggetti in sovrappeso e obesi, in contrasto con quanto sembrava emergere da precedenti studi.
Implicazioni per la pratica clinica
Lo studio è di rilevante attualità per la medicina generale, per la notevole prevalenza nelle popolazioni assistite dai singoli medici di condizioni come obesità e ipertensione. La maggioranza dei nostri assistiti ad aumentato rischio cardiovascolare presentato la contemporanea presenza di più fattori di rischio, con il conseguente effetto di crescita di probabilità di eventi. Lincremento di BMI e di circonferenza addominale ha mostrato di essere, già da solo, direttamente correlato ad incremento di eventi cardiovascolari. In una precedente recensione ASCO [Numero 6 - Articolo 3. Settembre 2006], sono stati riferiti e commentati i risultati di uno studio prospettico in cui veniva correlata la presenza di obesità/sovrappeso e lincidenza di mortalità (Overweight, Obesity, and Mortalità in a Large Prospective Cohort of Persons 50 to 71 years Old. N. Engl J Med 2006;355:763-778). La sintesi della recensione è riportata nel seguente box.
Lo Studio IDEA (The International Day for the Evaluation Of Abdominal Obesity Survey), braccio italiano di uno studio internazionale, che ha valutato la correlazione tra circonferenza addominale, BMI e malattie cardiovascolari, ha osservato una popolazione che può essere considerata rappresentativa della nostra realtà ambulatoriale, per aver coinvolto 599 Medici di Medicina Generale e più di 7000 soggetti. La sintesi dello studio è riportata nel seguente box.
Considerando questi dati sul rischio CV correlato alla sola condizione di obesità e sovrappeso, appare evidente limpatto sul rischio che può verificarsi per la presenza di altri fattori associati, come può essere il caso della presenza contemporanea di valori pressori elevati in un soggetto sovrappeso/obeso. Rientriamo anche qui nel concetto della necessità di un approccio globale a problema rischio cardiovascolare. In un soggetto iperteso, oltre alle misure specifiche rivolte alla riduzione dei valori pressori, è importante affrontare adeguatamente leventuale problema sovrappeso-obesità. Un approccio sistematico proponibile in medicina generale può essere quello riportato nella seguente tabella.
Conclusioni del revisore.
Lo studio esaminato ribadisce la necessità di un intervento multifattoriale nei soggetti a rischio cardiovascolare elevato. Nello specifico, nei soggetti con elevati valori pressori, lincremento di BMI si correla direttamente con laumentata incidenza di eventi, per cui lintervento mirato alla riduzione dei valori di PA deve essere associato ad un counselling mirato ad un programma di perdita di peso in tutti i soggetti obesi e in sovrappeso.