08
GEN
2013
Area Cardiovascolare

[Numero 4 - Articolo 1. Luglio 2006] Valutazione del valore aggiuntivo dell’uso della proteina C-Reattiva e di altri nuovi marker di rischio nella stima del rischio coronarico


Titolo originale: An Assessment of Incremental Coronary Risk Prediction Using C-Reactive Protein and Other Novel Risk Markers
Autori: Aaron R. Folsom, Lloyd E. Chambless, Christie M. Ballantyne, Josef Coresh, Gerardo Heiss, Kenneth K. Wu, Eric Boerwinkle, Thomas H. Mosley, Paul Sorlie, Guoqing Diao, A. Richey Sharrett.
Rivista e Riferimenti di pubblicazione: Arch Intern Med. 2006;166:1368-1373
Recensione a cura di: Alessandro Filippi
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Lo Studio
Lo studio si basa su quasi 16.000 pazienti dell’Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) Study, arruolati in 4 differenti zone degli USA e seguiti prospetticamente per una media di circa 5 anni. Gli autori hanno valutato il valore aggiuntivo, rispetto al tradizionale algoritmo di calcolo del rischio di Framigham, di 19 nuovi marker di rischio CV (indici d’infiammazione, tra cui la proteina C- reattiva, di funzionalità endoteliale, di sintesi e di lisi della fibrina, vitamine del gruppo B, anticorpi anti agenti infettivi)

 

I Risultati
Rispetto al modello “classico” che include età, sesso, diabete, fumo, PAS, colesterolo totale, colesterolo HDL e uso di farmaci antipertensivi, nessuno dei nuovi fattori di rischio consente un miglioramento clinicamente rilevante della predittività . Questo è vero anche per i fattori di rischio che mostrano una significativa associazione con gli eventi coronarici dopo “aggiustamento” per i fattori di rischio classico.

 

I limiti dello studio
I limiti non appaiono tali modificare sostanzialmente le conclusioni degli autori. Il fatto di aver utilizzato una popolazione USA e l’algoritmo di Framingham non consente la diretta trasposizione del risultato alla popolazione italiana e all’algoritmo dell’Istituto Superiore di Sanità.

 

Implicazioni per la pratica clinica
Attualmente la richiesta di proteina C-reattiva (con metodo ad alta sensibilità) non può essere raccomandata come elemento aggiuntivo rispetto all’uso dell’algoritmo “classico” di stima del rischio coronarico (basato su età, sesso, diabete, fumo, PAS, colesterolo totale, colesterolo HDL e uso di farmaci antipertensivi).

 

Conclusioni del revisore
Lo studio presenta due elementi d’interesse. Il primo è di immediato ordine pratico: in base a questo risultato negativo (coerente con molti – non tutti- studi in letteratura) non è indicata la richiesta routinaria di proteina C-reattiva per migliorare il valore predittivo degli algoritmi di rischio “classici”.

 

Il secondo è quello di ribadire la differenza tra dimostrare un’associazione significativa “fattore di rischio-eventi coronarici” e dimostrare la capacità dello stesso fattore di migliorare la predittività di un algoritmo di rischio.

 

E’ inoltre opportuno ricordare che la valutazione sistematica con algoritmo di rischio, raccomandata dalle linee guida, è attualmente largamente disattesa. Di fronte a questa realtà può essere utile ridimensionare le discussioni, anche accese, sull’opportunità di utilizzare ulteriori fattori di rischio negli algoritmi di rischio, concentrandosi sull’implementazione di quanto già è considerato normale buona pratica clinica.

 

E’ però ovviamente differente la valutazione a livello di popolazione e a livello di singolo paziente. In questo senso, come indicato da documenti di consenso, l’uso di ulteriori fattori di rischio, proteina C- reattiva compresa, può essere utilizzata quando, in situazioni di dubbio dopo utilizzo del classico algoritmo di rischio, l’informazione aggiuntiva è rilevante per prendere decisioni cliniche.
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 20-ago-07
Articolo originariamente inserito il: 18-lug-06
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